FRATELLO SEGRETO

il caso Tortora

 Dopo aver esordito in radio e in TV nel 1953, Tortora venne licenziato per la prima volta nel 1960 per essersi permesso di presentare senza autorizzazione il suo amico Alighiero Noschese in una imitazione di Amintore Fanfani.

Richiamato dopo un lungo esilio tornò sull'onda del successo con una sua originale e apprezzatissima versione della Domenica sportiva. Nel 1969 venne di nuovo licenziato per aver rilasciato un'intervista al settimanale "Oggi", nella quale spiegava con dovizia di particolari ciò che pensava delle lottizzazioni partitiche in RAI e del monopolio dell'etere.

Richiamato in RAI nel 1977 accettò ad una condizione: "posso fare e dire ciò che voglio?" La risposta fu affermativa. Nacque Portobello e fu subito successo.

Ma la sua attività non si esauriva in Portobello. Continuava la sua collaborazione in Antenna 3, e nel 1981, dopo un'iniziativa in favore dei terremotati si recò ad Avellino, insieme a Gustavo Rosenfeld, dirigente nazionale del PLI, a presentare un libro bianco contro la Camorra. Si intitolava "Dossier Terremoto". Fece nomi e cognomi, indicando responsabilità e latitanze.

Nel giugno 1983 Tortora chiuse il settimo ciclo di Portobello con un arrivederci a presto. Qui inizia l'incredibile avventura giudiziaria, che Anna Tortora, una delle sue due sorelle, ha sentito il dovere di raccontare in un recente libro intitolato "Fratello Segreto", per una questione di verità: "perchè ogni tanto qualcuno salta su, e ce la racconta a modo suo, così che a me sembra di aver vissuto un'altra storia".

Solo il 15 settembre 1986, dopo anni di carcere e di calunnie, il Tribunale assolse Tortora con formula piena.

La Camorra ha potuto proseguire il suo corso indisturbata e nessuna responsabilità è ravvisabile nella Magistratura, in quanto "chi mangia fa briciole", ha affermato un componente del C.S.M., Vittorio Geraci, a conclusione della vicenda. La responsabilità quindi non è del Magistrato, ma di come funziona la Giustizia.

Con queste parole Anna Tortora conclude il suo libro: "come dire che se un cittadino muore accoltellato, la colpa non è dell'omicida, ma del coltello".