UNIVERSALE
ELECTA/GALLIMARD
STORIA E CIVILTÀ
Un popolo nomade delle lande siberiane che non fu mai dominato da alcuno, la cui storia è raccontata dai “kurgan”, imponenti sepolture di re, ricche di oggetti in oro, e dai resoconti di alcuni storici antichi. Di “Erodoto” riportiamo le seguenti descrizioni:
[59] I costumi
degli sciti sono i seguenti: i soli dèi che essi invocano sono soprattutto
Estia, poi Zeus e Ge, che essi reputano moglie di
Zeus, poi Apollo, Afrodite celeste, Eracle e Ares; questi son comuni a tutti
gli sciti, mentre gli sciti regi fan sacrifici anche a Posidone.
In lingua scita Estia si chiama Tabiti; Zeus, molto
giustamente a mio parere, si chiama Papeo; Ge Api, Apollo Getosiro; Afrodite
celeste, Argimpasa; Posidone,
Tagimasada. Non sogliono costruire simulacri, altari
o templi tranne che ad Ares, per il quale lo fanno normalmente.
[60] Il sacrificio è uguale per tutti e per tutte le cerimonie, e avviene
così: la vittima, con i piedi anteriori legati, sta ritta in piedi;
dietro a essa il sacrificante in piedi tira il capo della corda e la fa cadere,
e mentre essa cade egli invoca il dio cui vien offerto il sacrificio; poi le
avvolge una corda intorno al collo, vi mette un bastone e girandolo la strozza,
senza accendere il fuoco, né far altri preparativi o libagioni; una volta
strozzata la vittima viene scuoiata e messa a cuocere.
[61]
Poiché la Scizia è assolutamente priva di legno essi per
cuocere le carni fanno così: dopo scuoiata la vittima ne spolpano le ossa e poi
la mettono, se ne dispongono, nei loro lebeti che assomigliano assai ai crateri
di Lesbo, ma son molto più grandi; messa dentro la carne la cuociono
accendendovi sotto le ossa delle vittime; se però non hanno un lebete essi
mettono tutte le carni nel ventre delle vittime stesse, vi aggiungono acqua e
accendono sotto le ossa, che bruciano benissimo; il ventre contiene facilmente
le carni disossate e così il bue cuoce se stesso e altrettanto fanno gli altri
animali. Quando la carne è cotta il sacrificante offre le primizie della carne
e delle viscere e le butta in avanti. Vari sono gli animali che vengono
sacrificati, ma soprattutto cavalli.
[64]
Per quanto riguarda la
guerra, hanno questi usi: quando uno scita abbatte il primo nemico ne
beve il sangue; le teste di tutti quelli che egli abbia ucciso in battaglia le
porta al re; portandogliele egli partecipa al bottino conquistato, altrimenti
no. La testa viene scuoiata in questo modo: si taglia attorno a tondo lungo le
orecchie, poi si afferra la testa e si strappa; si raschia la pelle con una
costola di bue, poi la si ammorbidisce con le mani e così ben conciata la si
tiene come un tovagliolo; ognuno l'appende alle briglie del cavallo da lui
montato e se ne gloria, poiché chi ne ha di più è considerato un uomo
valorosissimo. Molti di essi con le pelli si fanno anche mantelli per
vestirsene, cucendole insieme come pellicce. Molti poi tolgono la pelle, e le
unghie insieme, alla mano destra dei cadaveri dei nemici e ne fanno coperchi
per le faretre; la pelle degli uomini par che sia spessa e lucente, forse la
più bianca e lucente di tutte le pelli. Molti scuoiano anche il corpo intero,
ne stendono la pelle su legni e la portano in giro sul cavallo.