FREUD (1856 -1939)

le dimensioni nascoste della mente

  "ho iniziato la mia vita professionale come neurologo per portare sollievo ai miei pazienti nevrotici. Ho scoperto alcuni importanti fatti nuovi sull'inconscio. Da queste scoperte è nata una nuova scienza, la psicoanalisi. Ho dovuto pagare pesantemente per quel momento di buona sorte. La resistenza è stata forte e implacabile. Alla fine ho avuto successo. Ma la lotta non è ancora finita. Il mio nome è Sichmunt Freud".

così Sigmund Freud riassume la sua vita nell'unica intervista registrata in lingua inglese (1938). Il difetto di pronuncia è dovuto al tumore al palato che lo affligge dal 1923.

Oltre a raccontare la storia personale e scientifica di Freud, l'autore della monografia si scusa nella presentazione per le manchevolezze che potranno essere riscontrate data l'enorme mole di scritti che accompagnano la figura dello scienziato.

Da un contesto tendenzialmente problematico (Freud è un medico che sceglie di occuparsi di malattie nervose e conclude la sua esistenza perseguitato in patria e dopo una lunga sofferenza), proponiamo un simpatico estratto della sua "psicopatologia della vita quotidiana" (1900), nel quale elenca un gran numero di espressioni involontarie che talvolta tradiscono pensieri nascosti (poi definiti "lapsus freudiani"):

"vi invito a ruttare (aufzustossen) alla salute del nostro capo" invece che a "brindare" (anzustostossen). Oppure il caso del professore che nella sua prolusione dice "è per me una noia (gioia) descrivere i meriti del mio stimato predecessore", o ancora il presidente del Parlamento austriaco che in una occasione aprì la seduta con le parole: "signori, registro la presenza del numero legale e dichiaro quindi chiusa la seduta".

Freud muore il 23 settembre 1939 a Londra dove aveva trovato riparo dalla persecuzione nazista. A Max Shur, suo medico personale ripete:

"lei si ricorda del nostro primo colloquio. Allora mi promise che non mi sarebbe venuto meno quando fosse stato il momento. Ora è solo un tormento e non ha senso." Max Shur gli fa cenno che non ha dimenticato. "Mi guardò sollevato, mi trattenne la mano per un istante e disse: Ich danke ihnen", la ringrazio.

Freud è preso dagli spasmi dell'agonia. Shur gli inietta due centigrammi di morfina; ripete le dosi e lo aiuta a entrare in coma. muore alle tre di notte.